La rivoluzione del Brand Urbanism: intervista ad Elena Milazzo

Le nostre città sono costruite intorno alle auto. Ripensare lo spazio pubblico significa ridistribuire lo spazio in maniera più equa, in favore delle biciclette e delle aree pedonali.

Saverio Lapini
Saverio Lapini

Esperto in cambiamento climatico

Punti chiave

Nel nostro viaggio alla scoperta di storie di comunicazione sostenibile e impatto sociale, ci siamo incontrati con Elena Milazzo, cofondatrice di Sottosopra Comunicazione. Questa intervista rivela come l’agenzia sia riuscita a unire con successo il marketing alla missione di migliorare il mondo. Scopriamo il motivo per cui hanno scelto di diventare una B Corp, la passione di Elena per l’urbanismo e il potenziale del “brand urbanism” come strumento di cambiamento nella costruzione di città più sostenibili e inclusive.

Una storia di comunicazione sostenibile

La storia di Sottosopra inizia nel 2002, quando abbiamo fondato l’agenzia con l’obiettivo di essere autentici, piccoli e di carattere. Fin dall’inizio, abbiamo cercato di dare un significato profondo a ogni sforzo che mettiamo nella strategia e nella creatività. Volevamo dimostrare che era possibile unire le nostre competenze nel marketing a un impatto sociale positivo. Sì, il marketing commerciale è importante, ma sentivamo che mancava qualcosa. Volevamo essere più di un’agenzia tradizionale; volevamo lasciare un segno nel mondo che fosse proporzionato alla nostra dimensione.

Abbiamo sempre avuto una forte inclinazione verso il sociale, realizzando progetti pensati per piccole associazioni, sia locali che internazionali. Con il tempo abbiamo rafforzato la nostra convinzione che il marketing, la creatività e la comunicazione possono avere un impatto reale e positivo sul mondo. Per noi, ogni progetto ha un significato più profondo, un punto di arrivo che va oltre il successo commerciale.

Perché avete scelto di diventare B Corp?

La nostra decisione di diventare una B Corp ha radici profonde nella nostra filosofia, fin dalla fondazione di Sottosopra nel 2002. In quei giorni, la Corporate Social Responsibility (CSR) non era una priorità, e molte aziende si concentravano principalmente sul profitto. Tuttavia, eravamo mossi da un’idea diversa fin dall’inizio: volevamo avvicinare le società commerciali alle organizzazioni non profit, e viceversa. Questa missione era presente nel nostro statuto fin dall’origine.

La trasformazione è iniziata quando siamo diventate Società Benefit, come una formalizzazione delle nostre convinzioni. Abbiamo colto questa opportunità per rendere tangibile la nostra missione. Nel gennaio 2023, Sottosopra è diventata una B Corp, formalizzando il nostro impegno a promuovere l’armonia tra le imprese e le organizzazioni senza scopo di lucro. La certificazione B Corp è stata un modo per mettere nero su bianco ciò che ci ha sempre contraddistinto. Non volevamo che le nostre idee rimanessero solo parole.

Diventare una B Corp ci ha insegnato molte lezioni preziose. Ad esempio, abbiamo scoperto che anche le piccole organizzazioni possono imparare e migliorare, sebbene spesso le procedure interne siano date per scontate in un team affiatato. Abbiamo anche imparato a formalizzare i feedback dei dipendenti, un aspetto che talvolta trascuravamo in passato accontentandoci solo di un dialogo spontaneo e a voce.

Agenzia di comunicazione sostenibile Sottosopra che diventa B-Corp

Come nasce la passione per l’urbanismo?

Mi sono sempre appassionata all’urbanismo e alla scoperta di come le città e i Paesi funzionino, specialmente attraverso i miei viaggi in bicicletta. Per me, viaggiare in bicicletta rappresenta un modo più autentico per conoscere le persone e comprendere come vivono, anziché attraversare i territori velocemente in auto. Una cosa che mi ha particolarmente colpito sono state esperienze in città come Stoccolma, Göteborg e Copenaghen, dove ho notato la mancanza di anziani per strada.

Parlando con alcuni locali, ho appreso che la soluzione stava nella presenza di quartieri periferici dotati di servizi specifici per gli anziani ben serviti sia dal trasporto pubblico sia da piste ciclabili. Questi sobborghi offrono case di pochi piani, ampi spazi verdi, marciapiedi larghi, zone pedonali centrali, minibus elettrici, servizi sanitari e ricreativi, tutto a pochi passi di distanza. Le auto circolano prevalentemente all’esterno del quartiere, mentre l’interno rimane protetto offrendo uno spazio accogliente e sicuro per le persone anziane. Questa esperienza mi ha fatto riflettere sulla mancanza di considerazione per le diverse abilità delle persone nelle nostre città.

Quando parliamo di sostenibilità e inclusione, spesso ci riferiamo alle persone anziane come se non potessero vivere autonomamente in luoghi affollati o trafficati. In realtà molte persone anziane sono autosufficienti, anche se presentano alcune limitazioni legate all’età, come la lentezza, l’insicurezza o problemi di vista e riflessi. Le città dovrebbero tener conto di queste diverse abilità e garantire un ambiente sicuro e adatto a tutti, compresi coloro che sono più lenti o fragili, senza farli sentire emarginati.

Cosa significa ripensare le nostre città?

I nostri principali concetti di sostenibilità ruotano attorno al ripensamento dello spazio pubblico e alla promozione della mobilità sostenibile, in particolare attraverso la bicicletta. Ci consideriamo un’agenzia di comunicazione ‘bike-friendly’ poiché abbiamo inserito nel nostro statuto obiettivi volti a diffondere una maggiore cultura della bicicletta.

La nostra visione sulla mobilità sostenibile si basa su una premessa chiave: molte città sono attualmente congestionate dal traffico automobilistico, con l’80% dello spazio urbano occupato da auto in movimento o parcheggiate. Questo modello di città non è più sostenibile da nessun punto di vista, e non è un caso che molte città in tutto il mondo stiano cercando alternative che includono una significativa riduzione del traffico automobilistico. Le ragioni sono molteplici, ma la sicurezza è al centro di questa trasformazione.

L’Europa, ad esempio, ha l’obiettivo di dimezzare le morti stradali entro il 2030 e azzerarle entro il 2050. Questo obiettivo si raggiunge in diversi modi, tra cui la riduzione della velocità in ambiente urbano, la riduzione del numero di auto in circolazione e la riorganizzazione dello spazio pubblico. Al momento, l’uso dello spazio pubblico è fortemente sbilanciato a favore delle auto, creando disuguaglianze nell’accesso e nell’uso di queste aree, specialmente per bambini, anziani, disabili e chi non usa l’auto per andare al lavoro.

Ripensare lo spazio pubblico significa distribuire in maniera più equa lo spazio che è di tutti, come le strade, i marciapiedi, le piazze, rendendo le città più sicure e accessibili per tutti. In sostanza si tratta di concepire un nuovo corso delle nostre città attorno alle persone e non alle auto. La riduzione della velocità impatta non solo sulla sicurezza stradale, ma migliora anche l’efficienza dei mezzi pubblici e invoglia di più a camminare e usare la bicicletta.

Bambini vanno a scuola in bici in una città sostenibile

Cos’è il brand urbanism e perché è uno strumento di cambiamento?

Il nostro approccio, o forse la nostra grande ambizione, è avvicinare i Comuni e le aziende private per prendersi veramente cura delle comunità in cui operano.

Il nostro brand urbanism punta a coinvolge le aziende storiche di un territorio affinché si impegnino attivamente nella cura della loro città. Questo implica azioni concrete, come il finanziamento di tratti di piste ciclabili, la riqualificazione di aree dismesse per creare spazi pubblici, campi da basket o aree ricreative per i giovani.

Tuttavia, non si tratta di semplici sponsorizzazioni o di “brandizzare” la qualunque. Il ‘brand urbanism,’ come lo intendiamo noi, rappresenta un atto di responsabilità da parte delle aziende. Dal punto di vista comunicativo, saranno poi le aziende a raccontare la loro partecipazione sui propri mezzi, come il bilancio di sostenibilità, spiegando il progetto di riqualificazione, le motivazioni e coinvolgendo così le rispettive community.

Questo modo di coinvolgere le imprese nella costruzione di una cultura sostenibile è molto efficace perché le aziende dispongono di comunità forti e ben strutturate. Il risultato finale, rispetto agli sforzi dei Comuni per modificare i comportamenti, può essere molto più significativo grazie al potenziale delle aziende private. Infatti, la Pubblica Amministrazione è spesso è divisa da divisioni politiche, il che può complicare la promozione di cambiamenti.

Un progetto che vi sta dando particolare soddisfazione?

Curare la comunicazione di Bologna Città 30! Siamo particolarmente orgogliose perché Bologna è stata la prima città metropolitana in Italia a implementare questo modello di città a velocità ridotta, sempre più diffuso in Europa. Questa sfida ci appassiona molto, e abbiamo lavorato a lungo in questa direzione. Collaboriamo ora con la Fondazione Innovazione Urbana per informare, coinvolgere e accompagnare le persone in questo cambiamento epocale.

Pensa, ad esempio, a come per 150 anni siamo stati indotti a preferire l’automobile su scala nazionale. Le case automobilistiche ci hanno convinti che possedere un’auto fosse un simbolo di status e di successo. È una sfida smantellare questo pensiero radicato, peraltro con risorse limitate, rispetto agli investimenti giganteschi delle case automobilistiche in oltre un secolo di comunicazione su ogni mezzo. Ma questo modello non è più sostenibile, e dobbiamo offrire alle persone un modo migliore di vivere le nostre città.

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