Abbigliamento sostenibile, le regole UE per le aziende che si occupano di moda
La moda e l’abbigliamento sono sotto i riflettori della sostenibilità, con l’abbigliamento responsabile che diventa una priorità sempre più stringente per il settore. Anche grazie all’interesse dell’UE verso il mondo della moda sostenibile.

Esperto in cambiamento climatico
Contenuti
Punti chiave
- Il settore dell'abbigliamento causa fino al 10% delle emissioni globali di carbonio.
- Le nuove regole richiedono alle aziende di moda di etichettare i loro prodotti con informazioni chiare sulle emissioni di carbonio.
- Le PMI italiane sono centrali nella moda sostenibile ma non sono rappresentate a livello internazionale.
Il settore dell’abbigliamento è responsabile di fino al 10% delle emissioni globali di carbonio. Questo dato che ha spinto i regolatori dell’Unione Europea (UE) e del Regno Unito a varare nuove misure per combattere il “greenwashing,” promuovere la sostenibilità e accelerare l’adozione di principi di economia circolare. In questo articolo, esploreremo il futuro dell’abbigliamento sostenibile, cosa possono fare i marchi responsabili e le iniziative in corso per promuovere la moda sostenibile.
Abbigliamento sostenibile: qual è la strada da percorrere
La moda è un aspetto intrinseco della cultura umana e dell’autoespressione, ma negli ultimi anni il settore dell’abbigliamento ha affrontato una crescente pressione per ridurre il suo impatto sull’ambiente. Le emissioni di carbonio, l’inquinamento chimico, la perdita di biodiversità e il consumo di risorse idriche sono solo alcune delle sfide ambientali connesse all’industria dell’abbigliamento.
La buona notizia è che l’abbigliamento sostenibile sta emergendo come una risposta a queste sfide. L’UE ha imposto delle normative che desiderano guidare il cammino verso una moda sostenibile a 360°. Regolamenti volti a garantire che i consumatori possano fare scelte informate quando acquistano capi d’abbigliamento e accessori fashion.
L’etichettatura ambientale è uno degli strumenti messi in campo, con l’obbligo per le aziende di fornire informazioni chiare sulle emissioni di carbonio dei loro prodotti, dalla produzione al fine vita. In questo senso è utile per i brand di moda sostenibile affidarsi a un life cycle assessment dei loro prodotti.
Etichettatura ambientale, uno strumento di chiarezza
Una delle iniziative chiave dell’UE è l’obbligo per le aziende di moda di etichettare i loro prodotti con dettagli chiari sulle emissioni di carbonio. Questo consentirà ai consumatori di valutare l’impatto climatico di un capo d’abbigliamento tanto facilmente quanto ne valutano il design o il prezzo. L’obiettivo è eliminare il “greenwashing,” ovvero le affermazioni ecologiche vaghe e fuorvianti che possono trarre in inganno i consumatori in merito alla reale sostenibilità dei prodotti che acquistano.
Una proposta interessante è quella del “Passaporto Digitale del Prodotto“, che fornirà un’analisi dei materiali utilizzati, informazioni sui materiali sostenibili nella moda e sull’impronta di carbonio dell’azienda produttrice. Anche il Regno Unito sta considerando requisiti simili per l’etichettatura digitale nell’ambito dell’economia circolare. In particolare, in UK si sta pensando di imporre alle aziende di abbigliamento la responsabilità finanziaria dello smaltimento dei rifiuti, adottando un sistema di “produttore che paga per l’inquinamento.”
Green Claims per l’abbigliamento sostenibile
La nuova proposta di direttiva europea sui Green Claims stabilisce alcuni punti fondamentali per l’etichettatura ambientale di prodotto. Riassumendo i punti fondamentali sono:
- L’etichettatura ambientale si applica a tutte le aziende Europee, eccetto le microimprese, ovvero quelle aziende che hanno meno di 10 dipendenti e meno di 2 milioni di fatturato.
- La proposta sull’etichettatura europea dei prodotti deve essere approvato dal Parlamento e dal Consiglio Europeo, quindi verrà approvata ufficialmente non prima del 2024. Da quel momento, gli Stati membri dovranno implementare la direttiva negli ordinamenti nazionali.
- Le informazioni sull’impatto ambientale dei prodotti dovranno essere sostanziate da un Life Cycle Assessment, probabilmente in accordo con lo standard di Environmental Footprint dell’Unione Europea..
- Le dichiarazioni ambientali dei prodotti usate a fini di marketing dovranno essere certificate da enti certificatori accreditati.

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Brand di moda sostenibile: il passo necessario
I regolatori si stanno concentrando sempre di più sulla responsabilità delle aziende di abbigliamento di comunicare in modo accurato e trasparente l’impatto climatico dei loro prodotti. Le affermazioni vaghe sono ormai superate, e consumatori sempre più consapevoli giudicheranno le aziende in base al loro impatto climatico reale, non alle promesse future né alle operazioni di vuota visibilità.
In questo contesto, i brand di moda sostenibile hanno la possibilità di imporsi come leader nel settore fashion. Si tratta delle aziende già impegnate a ridurre le loro emissioni di carbonio, a utilizzare materiali sostenibili e a migliorare la trasparenza delle supply chain.
Sostenibilità in Europa e il caso dell’Italia
L’Europa sta guidando l’adozione di pratiche di moda sostenibile, ma emerge una preoccupazione per l’Italia. Mentre l’UE si adopera per affrontare l’impatto ambientale del settore tessile, l’Italia sembra essere in gran parte assente dalle decisioni cruciali.
L’UE ha incaricato la Sustainable Apparel Coalition (SAC) di stabilire i criteri per la sostenibilità dei prodotti tessili e d’abbigliamento. Tuttavia, il SAC è dominato da giganti del fast fashion, come Zara, H&M e Decathlon, con poche PMI veramente sostenibili che possano guidare un reale cambiamento. Questa mancanza di rappresentanza italiana solleva dubbi sul fatto che le decisioni siano guidate principalmente dagli interessi delle grandi aziende, spesso associate in prima persona al problema dell’inquinamento ambientale dell’industria tessile.
L’Italia, con le sue numerose PMI nel settore tessile, rappresenta una parte significativa dell’industria della moda sostenibile. I marchi del nostro Paese potrebbero fare la differenza nel prendere decisioni di reale impatto sulla sostenibilità del settore fashion. La mancanza di rappresentanza italiana potrebbe comportare il rischio di politiche e regolamentazioni che non tengono sufficientemente conto delle sfide delle PMI italiane.
È cruciale che l’Italia faccia sentire la sua voce in queste importanti discussioni europee, in modo da poter proteggere e promuovere gli interessi delle sue PMI tessili. La necessità di normative che promuovano brand sostenibili di abbigliamento e processi di produzione dal minore impatto sull’ambiente rimane una priorità, e l’Italia dovrebbe essere parte attiva nella definizione di queste politiche.

Cosa si può fare per diventare brand di moda sostenibile
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